Carico Acuto, Carico Cronico e Performance

Carico Acuto, Carico Cronico e Performance

23 Giugno 2022 Metodologia dell'allenamento 0

Analizziamo brevemente una delle teorie che spiegano in che modo sia possibile controllare l’andamento della preparazione atletica e lo stato di forma. La teoria dei due fattori di carico cronico e acuto si basa sull’effetto congiunto della condizione fisica (carico cronico) e della fatica (carico acuto). Lo scopo di tale approccio è rendere dinamico l’andamento della prestazione in base allo stato di affaticamento. Il concetto è che la fatica, lo stress accumulato durante gli allenamenti, possa mascherare la reale condizione fisica. Mentre la fatica è generalmente una fase transitoria, la condizione fisica ha un andamento più stabile nel tempo, indi per cui, quando riusciamo a diminuire la fatica emerge la capacità prestativa. Questi parametri interagiscono tra loro determinando il grado di performance. È un fenomeno che possiamo rilevare empiricamente riposando qualche giorno dopo una serie di allenamenti molto intensi. Questo modello giustifica il ricorso ai microcicli di “scarico”, conferma il valore del tapering e spiega semplicisticamente il concetto di supercompensazione.

I dati sull’analisi del carico sviluppano un grafico che permette di gestire e analizzare gli allenamenti nel breve e lungo periodo monitorando l’andamento della programmazione, l’ipotetico grado di performance dell’atleta e i relativi picchi di forma.

PER AVERE UN GRAFICO ATTENDIBILE È NECESSARIO CHE L’ATLETA:

  1. registri tutti gli allenamenti attraverso device, come ad esempio Garmin o Polar, in grado di rilevare frequenza cardiaca, velocità o potenza;
  2. faccia la connessione fra l’account del device e quello di CoachPeaking;
  3. abbia test attivi su CoachPeaking negli sport praticati;
  4. vi siano registrate almeno 6 settimane di allenamenti, in quanto sono il tempo minimo necessario per ottenere un grafico attendibile.

CoachPeaking calcola il carico dell’allenamento giornaliero attraverso il TRIMP che è la risultante del tempo, quindi della durata dell’allenamento, moltiplicato per le intensità in esso contenute. In sostanza questo grafico viene influenzato da 3 parametri: durata, intensità e frequenza degli allenamenti. Il modo più comune di calcolo è di usare una funzione a decadimento esponenziale su 7 giorni per il carico acuto e 42 giorni per quello cronico, mentre il valore della performance lo si ottiene sottraendo il punteggio del carico acuto a quello del carico cronico ( la formula è P = CA).

Il grafico mostra l’andamento dinamico della prestazione in base allo stato di affaticamento. Il carico cronico aumenta il livello di performance, mentre il carico acuto lo riduce. La loro combinazione determina in ogni momento quanto siamo in grado di essere prestativi.

Prendiamo nel dettaglio le 3 metriche e spieghiamo come funzionano e perché sono importanti.

Il CARICO ACUTO (fatigue) rappresentato dalla linea blu, ha un andamento molto variabile e ci mostra quanto l’atleta si sta allenando. È calcolato attraverso Il TRIMP giornaliero medio dell’ultima settimana di allenamento (7gg). Il carico acuto è quindi molto sensibile all’aumento dei volumi, dell’intensità e della frequenza dei singoli allenamenti e rappresenta a tutti gli effetti l’impatto che hanno gli allenamenti sull’atleta nel breve periodo.

Il CARICO CRONICO (fitness) rappresentato dalla linea magenta, mostra quanto l’atleta è in forma e riflette la durata, l’intensità e la frequenza delle ultime 6 settimane di allenamento. Gli allenamenti svolti in modo continuativo e progressivo determinano generalmente un miglioramento della prestazione sul lungo periodo rappresentando l’aumento dello stato di forma fisico. Il carico cronico prendendo la media degli ultimi 42 giorni, ha una certa stabilità fornendo una linea di tendenza di dove sta andando l’atleta. Normalmente, all’aumentare dello stato di forma (carico cronico), aumenta anche la quantità di fatica o di stress (carico acuto) che l’atleta può sostenere, poiché il suo corpo è in grado di far fronte meglio allo stimolo dell’allenamento.

La PERFORMANCE rappresentata dagli istogrammi gialli, mostra la risultante tra carico cronico e carico acuto (Cronic TL – Acute TL). Quando il carico acuto diminuisce e il cronico rimane alto il risultato è la crescita della performance, come ad esempio ci si aspetta in seguito ad un periodo di tapering. Tanto più l’indice di performance è alto, tanto più abbiamo recuperato, mentre più il valore è basso, con valori negativi, più ci stiamo allenando duramente.
Molti atleti e coach trattano questo valore come un dato oggettivo, quando in realtà questo modello è soggetto a interpretazioni importanti. Ad esempio, un range ideale per ottime prestazioni si ritiene sia tra i +10 e +25 punti, mentre valori troppo alti, maggiori di 30 punti, si pensa che indichino una perdita della forma fisica.

ANALISI DETTAGLIATE

PERIODO di CARICO (fase A): da dicembre a marzo l’atleta si è allenato costantemente. I continui picchi del carico acuto (in blu), sono generalmente rappresentati dagli allenamenti svolti nel week end dove l’atleta fa volumi maggiori rispetto agli allenamenti svolti nell’arco della settimana. Il carico cronico invece subisce molto meno l’influenza dei singoli allenamenti, e ci mostra come un carico di questo tipo porti a una costante crescita e aumento della forma fisica. La performance con un carico progressivo sarà sempre negativa in quanto l’atleta continua ad allenarsi senza concedersi fasi di “scarico”. Valori negativi della performance (con davanti un segno meno) non devono allarmarci in particolare durante le fasi di carico.

PERIODO di STOP (fase B):
nel grafico ci sono 2 situazioni di stop totale dagli allenamenti che si sono verificate a luglio, a inizio del grafico, dove eravamo in una fase di OFF SEASON e a maggio a causa di un infortunio.
La risposta del grafico è la medesima e indica in entrambi i casi una drastica diminuzione del carico con una performance esageratamente alta che ci indica che l’atleta non si sta allenando.

PERIODO di OVERLOAD (fase C):
ad agosto si nota un repentino picco dei volumi. La risposta del grafico ci indica un netto aumento del carico acuto, una ripresa positiva del carico cronico e un abbassamento molto marcato della performance.
La zona ideale di allenamento per la performance è compresa tra -10 e -30. Se gli atleti spingono oltre i -30 (come in questo caso), sono diretti a uno sforzo estremo o hanno recentemente completato una gara molto lunga. I numeri che si estendono oltre i -30 richiederanno giorni consecutivi di recupero per ottenere un adattamento necessario per le prestazioni future.

PERIODO di GARA (fase D):
a settembre e ottobre c’è un lungo periodo di gare con relativa fase di avvicinamento. Notiamo una riduzione dei carichi in particolare sui volumi e la risposta del grafico indica un naturale aumento della PERFORMANCE come spesso succede nella fase di tapering o di microcicli di scarico.
I puntini neri ai piedi del grafico indicano le gare programmate presenti nel calendario atleta.
Un range ideale per buone prestazioni si ritiene sia tra i +10 e +25 punti. Mentre valori prossimi allo zero indicano che ancora l’atleta necessita di riposo, soprattutto per chi deve fare gare di lunga durata.

CONCLUSIONI

Grazie al modello studiato abbiamo uno strumento molto potente e utile a stimare l’entità del carico a cui si sottopongono gli atleti. Tuttavia essendo un modello teorico non sempre le cose possono essere identiche alla reale condizione dell’atleta. E’ altrettanto doveroso sottolineare che i dati che generano il grafico sono sulla base di test e relative zone di allenamento non sempre aggiornate, per cui se ci si affida ai numeri consigliamo di tarare bene il valore degli atleti durante la stagione in modo che tutto sia coerente.
Questo grafico ti aiuterà a capire l’alternanza dei cicli nelle relative fasi di carico e scarico e ti permetterà di verificare se la strada scelta per arrivare al giorno della gara è in linea con le scelte applicate all’interno della programmazione.
Il modello teorico è poi da affiancarsi alla soggettività con cui ogni atleta reagisce e si adatta ai carichi che difficilmente può essere prevista da un algoritmo; per tanto è giusto sottolineare che a parità di allenamenti possono esserci risposte completamente differenti. Ci sono atleti che in fase di carico (basso indice di performance) performano, altri invece che hanno bisogno di più riposo e di periodo più lunghi per adattarsi e andare alla ricerca della migliore condizione sportiva. Sta a voi allenatori capire e interpretare questi valori nel modo migliore e non lasciare che un modello matematico prenda il sopravvento.